Intervista a Rebecca Bianchi
“Mi piace anche “prenderle” in pista, se però riesco ad imparare qualcosa. Non voglio un trattamento speciale in quanto donna, né in positivo né in negativo, voglio solo essere trattata con sportività. E mi hanno sorpreso la correttezza e la lealtà di tanti avversari che domenica (14 ottobre, n.d.r.), a Misano, si cono complimentati con me per la mia partenza e la mia gara. Insieme agli Amatori mi trovo veramente bene, è un bell’ambiente”.
Queste le considerazioni che Rebecca Bianchi esterna a qualche giorno di distanza dal sesto round del Trofeo Italiano Amatori che l’ha vista classificarsi settima nella 600 Pro. Parole semplici, spontanee, ma all’insegna di una grande maturità, quasi sorprendente in una ragazza di soli 24 anni; riflessioni che rivelano anche la grande esperienza che Rebecca ha già maturato nelle competizioni ed un temperamento “tosto”, da pista.
“Sono partita con il decimo tempo, un 44 basso – racconta Rebecca, figlia di Oliver, ovvero un’istituzione ultradecennale se parliamo di fotografia, anche sportiva – al primo giro ero già sesta e pensavo dunque di potermi inserire nella lotta almeno per le prime tre posizioni. Poi ho cominciato a sentir calare la forza e quindi crescere il dolore alle braccia e quando mi sono resa conto che mancavano ancora sei tornate al termine ho temuto di non farcela. Intanto ero in bagarre con Vincenzi e Carbonera quindi ho stretto i denti e sono arrivata in fondo, comunque soddisfatta della mia prestazione, anche per i tempi che ho fatto segnare rispetto ai primi”.
“Dovrei operarmi, come tanti altri piloti, alle guaine dei muscoli – prosegue la Bianchi – ma per disputare un paio di gare all’anno, come si è verificato in questa stagione, non so se ne vale la pena. Deciderò dopo che avrò definito i miei programmi per il 2019. Intanto cerco di tenermi in allenamento fisico: corro a piedi e, solo quando il tempo proprio non lo permette, vado in palestra. Mi manca la pista anche perché, a differenza di quanto molti pensano, i corsi di guida veloce che tengo a Cervesina fanno disimparare la guida agonistica e non sono utili neanche per la preparazione fisica”.
Nata a Bologna, ora residente a Cattolica con i genitori, spesso impegnata sulla direttrice per Rapallo, dove vive Federico Sandi, il suo ragazzo, conosciutissimo pilota anche lui, vittorioso a Magny Cours nell’ultimo round dell’Europeo Stock 1000 e quarto al termine del campionato, Rebecca ha iniziato a correre a 7 anni, nelle minimoto, e praticamente non ha mai più smesso. In realtà è stata ferma un paio di stagioni dopo che nel 2014 interruppe, non per colpa sua, la partecipazione all’Europeo Stock 600. Nel 2017 è tornata alla competizioni, ha vinto il campionato femminile francese, praticamente un Europeo per le donne, visto il valore delle concorrenti, e ha fatto anche qualche apparizione sulle piste italiane.
“Ho scelto di gareggiare a Misano nel Trofeo Amatori perché considero questo campionato il migliore a livello di organizzazione; più volte ho fatto parte di queste griglie, fin da quando avevo 16 anni, e le esperienze in questa formula mi hanno fatto crescere e aiutato ad andare avanti. Il livello ora è molto alto, le gare sono tecnicamente valide, anche grazie alle gomme Metzeler. Inoltre il Trofeo Amatori ha un’immagine valida e non chiede in cambio ai partecipanti esborsi elevati. Insomma, è un ambiente in cui mi trovo bene e che frequento volentieri”.
Terminiamo la nostra chiacchierata con Rebecca citando Kiara Fontanesi, che si è confermata al vertice del motocross mondiale, e Ana Carrasco, che ha scritto una pagina di storia, prima donna a vincere un mondiale di velocità non solo per donne. Il motociclismo al femminile raggiunge vertici anche nello sport, le chiediamo se sono questi i suoi modelli.
“Ammetto di non avere modelli, neanche in campo maschile. Prima il riferimento era Valentino Rossi, ora nella Moto GP sono tutti fortissimi e bravi. Nel settore femminile il discorso cambia, con la Carrasco siamo anche amiche, ci sentiamo, con Kiara un po’ di meno, ma quello che conta è il confronto in pista. Io ho una grandissima ammirazione per Alessia Polita e quando, a 19 anni, girando a Misano in 42, fui più veloce di lei non mi sentii arrivata ma mi sembrò piuttosto un grande onore esserle davanti. In Italia ho vinto, in Francia ho vinto – conclude Rebecca – semmai provo un po’ di magone perché, anche se le soddisfazioni non mi sono mancate, non ho mai potuto dimostrare in pieno e fino in fondo quanto valgo. Se potessi stare in pista quanto ci stanno Ana o anche la Herrera sono convinta che potrei competere al loro livello”.
intervista di
Diego Mancuso
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